Ora che i “2000” degli Appennini da visitare si vanno progressivamente esaurendo - a meno di continuare a salirci da nuovi versanti ed
in diverse stagioni - si sta consolidando un nuovo obiettivo e cioè quello di andare a conoscere le così dette “montagne minori” che
sono davvero molte e disseminate un pò dovunque nell’Appennino, tutte vette non molto elevate ma non per questo meno interessanti.
Il Monte Cairo è proprio una di queste; stava diventando la classica incompiuta per noi, due erano i motivi per cui ci incuriosiva e attirava:
era giunto il momento di dare un senso a quella piramide lontana e isolata che tante volte abbiamo visto confondersi tra le caligini negli
orizzonti meridionali, e ancora di più eravamo ormai stanchi ogni volta che percorrevamo l’autostrada verso Cassino di farci le solite
tante promesse di doverla salire; la mole imponente del versante che dà verso sud e che si innalza per oltre mille metri dalla piana dove
corre l’autostrada ci ritornava una immagine di grande montagna da dover conoscere e poi salire. Oggi è stato il giorno cui hanno finalmente
avuto conforto e conferma le tante promesse.
La mole colpisce dall’autostrada, lo abbiamo detto, poi man mano che ci si gira attorno alla montagna e si iniziano a salire le stradine che
vanno in altro verso il borgo di Terelle si intuisce subito che si sta per entrare in un vasto acrocoro su cui si elevano diverse cime
intervallate da vallate boschive o aride spianate carsiche, il tutto a comporre un territorio molto vasto, articolato ed interessante, dove
si possono effettuare numerose e varie escursioni.
Come primo contatto Doriano ed io decidiamo di salire sulla quota più alta partendo dai pressi del paese di Terelle per descrivere un percorso
ad anello così da cogliere in una mattinata un bel pò di impressioni e magari qualche spunto per tornare in futuro da queste parti. L’idea era
quella di partire dalla sbarra che sopra al paese chiude la strada verso il rifugio della Forestale, descrivendo un percorso in senso antiorario
e toccando così i quattro versanti della montagna... in realtà, come scopriremo verso la fine dell’escursione, non è venuto proprio il giro ad
anello programmato ma è comunque stata un’uscita molto interessante.
Il punto di partenza si raggiunge attraversando il borgo arroccato sul versante nord della montagna a quasi mille metri di altitudine e
proseguendo in auto lungo uno stradello che con alcuni tornanti porta alla sbarra che da un lato chiude la strada che sale al rifugio della
Forestale mentre dall’altra prende l’avvio una sterrata su cui inizia l’escursione (c’è un cartello un pò ammaccato che indica la direzione per
il rifugio Le Casermette, si può sostare proprio in uno slargo li di fronte).
Dal punto di partenza si ha subito una bella vista d’insieme sulle cime che compongono le Mainarde che rimarranno all’orizzonte lungo tutto il
primo tratto dell’escursione; si percorre la comoda sterrata che sale con lieve pendenza in un rado bosco di faggi e qua e là delle macchie di
abeti il cui verde fa un bel contrasto con il marrone del bosco nella veste invernale.
Camminando senza fatica si guadagnano circa cento metri di quota dopo di che la sterrata inizia a scendere fino a lambire un valloncello dove
si intravede qualche piccolo specchio d’acqua (località i Laghi sulla carta dei sentieri) dopo di che si riprende a salire, sempre con modesta
pendenza, fino a raggiungere in breve l’ampia sella de La Forcella a circa 1.200 metri; un valico ameno, incrocio di alcuni sentieri tra cui è
ben individuabile il percorso che si dirige verso la cima del Cairo (a terra è un segnavia evidente con scritta “AMC”).
Si prosegue attraversando ambienti molto belli con ampi panorami verso il settore orientale di questo gruppo montuoso dove spicca la cima del
Monte Obachelle, seconda elevazione dopo appunto il Monte Cairo.
Usciti dal bosco la sterrata diviene un sentiero che in breve raggiunge un’ampia sella dietro la quale si trova in posizione panoramica il
Rifugio Pozzacone, una caratteristica costruzione in pietra che invita ad una sosta con annessa brevissima salita sulla cimetta con una piccola
croce che sovrasta la costruzione e da cui si ha una bella visuale sul non molto distante Monte Salere, terza elevazione del gruppo.
Dopo aver girovagato attorno al rifugio si ritorna sul sentiero principale che si addentra nel bosco e con media pendenza raggiunge in breve la
cresta est del Monte Cairo attorno alla quota di 1.400 metri dove si apre un notevole panorama verso la piana di Cassino ed il Mar Tirreno:
nonostante la quota non tanto elevata la vista spazia sull’intero seguirsi delle elevazioni che fronteggiano il Mar Tirreno: dai Lepini più a nord, ai
Monti Aurunci ed ancora più a sud gli Iblei nonché il cono del Vesuvio; dopo una doverosa sosta contemplativa verso questi avvincenti panorami il
cammino riprende verso l’Omo di Cairo, un torrione per raggiungere il quale la cresta si impenna ripida e con qualche tratto roccioso guadagnando
in breve la quota di questa altura di poco sopra ai 1.530 metri; nell’ultimo tratto di salita, proprio sotto questa elevazione si supera un ripido
(ma sicuro) canale di erba e sassi da cui si ha una vista con un discreto senso di altitudine rispetto alla pianura sottostante, che in effetti si
trova oltre mille metri più in basso.
Superato l’Omo di Cairo la cresta prosegue con moderata pendenza costante e si raggiunge un’altra elevazione appena accennata (quota 1.633 sulla carta)
che si nota già da lontano per via di un alberello piegato dalla forza dei venti che anche quassù si devono far sentire ben bene; vicino
all’alberello c’è anche una croce assai posticcia fatta con due pezzi di tondino legati assieme … e forse sarebbe stato meglio rinunciare a
porre questo rudimentale artefatto che un pò disturba l’integra naturalità dell’ambiente circostante.
Poco dopo aver superato quest’ultima elevazione intermedia appare finalmente alla vista la croce di vetta: un manufatto molto grande tanto da
poter essere avvistata da ampia distanza e dove abbiamo incontrato un nutrito gruppo di escursionisti del CAI di Cassino saliti per il rituale
cambio del “libro di vetta” (che non si trova chiuso ai piedi della grande croce ma dentro un’altra struttura diruta di ferro e cemento che si
trova un centinaio di metri più in là).
Sicuramente il panorama da questa cima deve essere notevole verso ogni direzione ma purtroppo non ne abbiamo avuto l’opportunità perché in men
che non si dica si è alzato un vento freddo che ha compattato qualche nube avvolgendo nella nebbia la parte sommitale del Monte Cairo, e quindi
non è rimasto che avviarci sulla strada per il ritorno.
Il programma dell’escursione prevedeva a questo punto la discesa lungo il sentiero che attraversando il versante sud-ovest della montagna raggiunge
il rifugio della Forestale e di li poi fino al punto di partenza; il sentiero si dovrebbe intercettare nei pressi della vetta solo che ne abbiamo
“lisciato” l’inizio seguendo invece fedelmente un’altra lunga teoria di segnavia che percorrono integralmente la dorsale verso nord (e dire che
un saggio anziano del CAI ci aveva raccomandato di guardare bene perché il sentiero sotto alla vetta “è un pò impicciato”).
Man mano che scendevamo qualche sospetto di aver sbagliato si stava insinuando ma, tant’è, oramai eravamo in ballo e poi stavamo attraversando
degli ambienti tutti molto interessanti ed i segnavia rossi sui sassi infondevano comunque certezza; i sospetti si sono concretizzati al cospetto
di una grossa roccia piatta su cui è una scritta indicante la direzione per la “cava di rena”, indicazione che abbiamo diligentemente seguito
anche perché invitati da un tratto di sentiero nuovamente immerso in un fitto bosco il cui terreno per via dell’esposizione a nord era tutto un
tappeto di muschio e felci, insomma un ambiente molto suggestivo.
In breve il sentiero perde quota e nell’ultimo tratto si appoggia sul fondo di un fosso che riporta a ridosso della sterrata percorsa all’andata,
non molto distante dall’inizio dell’escursione; a quel punto è stato tutto chiaro: avevamo percorso in modo quasi integrale da ovest ad est la
lunga dorsale sommitale del Monte Cairo, tutto sommato niente male!
Tornati all’auto la nostra mezza giornata di montagna si è felicemente conclusa nel chiosco al centro di Terelle: un posto che costituisce il
centro della socialità dell’intero borgo, con un bancone bar ben rifornito, un bigliardino, i quotidiani a disposizione degli avventori e qualche
tavolo dove viene assicurato il servizio di trattoria ... ecco noi abbiamo provato proprio quest’ultimo traendone una certa soddisfazione tanto
che mi sento di raccomandarlo vivamente a chi si trovasse dalle parti di Terelle a fare una bella escursione.
Poi, dulcis in fundo, dopo averci presentato un conto molto più che onesto per tutto quel che ci aveva dato da mangiare e bere, la simpatica
signora che gestisce il chiosco ci ha fatto dono di una cosa … una cosa di gran lunga preziosa ed ambita: l’introvabile carta dei sentieri del
gruppo del Monte Cairo e Gole del Melfa edita dalla Comunità Montana della Valle del Liri!!
E così, pienamente appagati, ci siamo rimessi in viaggio verso le rispettive case con la certezza di aver ampliato ancora un pò l’orizzonte
delle nostre conoscenze dei territori montani e gettato le basi per qualche escursione futura su questa bella montagna.